I grandi personaggi che hanno lasciato il loro segno nella Villa

Villa Valmarana ai Nani è stata, fin dalla nascita dei suoi affreschi (1757), oggetto di visite e di scritti grazie alla sua straordinarietà e alla generosità dei suoi proprietari, che sempre hanno aperto le porte a chi chiedeva di entrare.

 

La Villa nella letteratura

Molti hanno voluto riportare le impressioni sulla villa, gli affreschi, l’atmosfera e i proprietari.

Il generale Francisco de Miranda, uno dei padri dell’indipendenza del Sudamerica, loda i suoi proprietari: “ tra la Rotonda e la città c’è il giardino e la casa del conte Valmarana dove ho visto dei buoni affreschi di Tiepolo e la padrona di casa (Elena Garzadori)  che con vari ospiti stava per andare a mangiare nella Loggia o Casino, un’architettura interessante; resasi conto che era mia intenzione ritirarmi per non recare disturbo, fece aprire tutte le porta affinché potessi guardare gli affreschi con tutta calma – oh! quale esempio di generosità e cortesia.” (24.11.1785 dai “Viajes del General Miranda”)

L’anno successivo (Settembre 1786) JW Goethe visita la Villa e scrive: “Oggi ho visitato la Villa Valmarana che Tiepolo ha decorato, dando libero sfogo a tutti le sue virtù e debolezze. Lo stile sublime gli è riuscito meno bene di quello naturale, ma in questo vi sono cose deliziose: nell’insieme la sua decorazione è molto fastosa e abile”.

Appunta questi suoi pensieri nel suo Tagebuch, intuendo che l’opera pittorica appare di due stili diversi, come poi infatti sarebbe emerso un secolo dopo, quando si attribuì a Giambattista, la Palazzina (e quindi lo stile sublime) e al figlio Giandomenico, la Foresteria (lo stile naturale).

Un discorso a parte merita lo scrittore Antonio Fogazzaro che, marito di Rita Valmarana, amava moltissimo la villa che ben conosceva, e che fa delle stanze della Palazzina lo sfondo del suo romanzo “Piccolo Mondo Moderno”.

“Le fiamme della luce elettrica brillarono nella sala grande e nelle quattro minori che la inquadrano, pure dipinte a buon fresco dal Tiepolo in onore di Omero, di Virgilio, dell’Ariosto e del Tasso…”

Italian Villas and their Gardens” (1903) è un bellissimo libro illustrato da Maxwell Parrish con scritti di Edith Wharton:  “La Villa Valmarana a Monte Berico, vicino alla Rotonda, ha un fascino profondo che l’altra non sembra possedere. La casa, bassa e dallo stile semplice, è degna di nota solo per i fascinosi affreschi con i quali Tiepolo ha adornato le sue stanze; ma il bellissimo loggiato (attuale Foresteria) è attribuito a Palladio e questo, assieme agli antichi viali di carpini, l’incantevole fontana affrescata, i muri circostanti incoronati dai grotteschi nani formano una composizione eccezionalmente suggestiva.”

Leggiamo nelle parole di Albert Camus, un inno a Vicenza e alla Villa: “Parlerò solo dei sei giorni trascorsi su uno dei colli vicino a Vicenza.. cosa mi importava far rivivere la mia anima, ma senza occhi per vedere Vicenza, senza le mani per toccare l’uva di Vicenza, senza poter sentire sulla pelle la carezza della notte camminando per la strada che da Monte Berico porta a Villa Valmarana?” (“L’envers et l’endroit” – La mort dans l’âme – 1937)

Nello straordinario scritto “La metafisica dei sensi” – introduzione all’opera completa sul Tiepolo – Guido Piovene, figlio di Stefania Valmarana, fa attraverso i dipinti della Villa un’analisi sociologica di come in essa si respiri un ‘700 che si muove in avanti unendo il tessuto aristocratico con la civiltà borghese: la villa è stata dipinta appena trenta anni prima della rivoluzione francese e  Giandomenico (1727 – 1804), con i suoi ritratti di contadini veneti e di scene dal vero, è stato definito “figlio della rivoluzione”.

“.. ma Giambattista nella Villa Valmarana, con il figlio Domenico, adegua i soggetti e lo stile al nuovo incarico di abbellire le stanze della dimora suburbana di un gentiluomo vicentino. Ora il precetto è un altro, la famigliarità elegante. .. qui gli affreschi sono vicini a chi entra nelle stanze, le figura divine e umane gli stanno accanto quasi alla stessa altezza, e la loro azione si svolge su piani paralleli ai muri… Il Settecento non è mai tanto attraente come quando lascia le chiese e i palazzi e innesta in un tessuto aristocratico i preavvisi della civiltà borghese con il suo gusto dell’arte come viaggio nella propria stanza, invito all’evasione, strumento d’intonazione dei sogni e oggetto di “consumo Immediato del cuore” (La metafasica dei sensi, 1968)

 

Visitatori illustri

E non solo: nell’ultimo secolo i grandi casati di tutta Europa hanno voluto ammirare l’opera dei due Tiepolo in visite ufficiali.

Nelle firme e nelle foto raccolte in Villa, vi sono regnanti, grandi industriali, politici, intellettuali ed artisti come la Regina Madre di Inghilterra, il re del Belgio  e i reali di Olanda, Svezia e Danimarca, Paul Morand, Truman Capote, Salvator Dalì, Peggy Guggenheim, Cesare Pavese, Ignazio Silone, Frank Sinatra, Cesare Zavattini e Luchino Visconti.

 

Gli Studiosi

Gli affreschi dei Tiepolo di Villa Valmarana sono stati negli anni al centro di numerosissimi studi di storici dell’arte quali P. Molmenti (1881), H. Modern (1902), E. Sack (1910), G. Fiocco (1926), W. Arslan (1936), H. W. Hagelmann (1940), M. Goering (1942), R. Pallucchini (1944).

Va qui ricordato in special modo il critico Antonio Morassi, che nel 1941 riconosce ufficialmente e in maniera definitiva la paternità degli affreschi, partendo dalla profonda differenza tra i soggetti delle parti del complesso. Si accorge che la data riportata nel cartiglio dell’affresco del “Mondo novo” della Foresteria è 1757 e non 1737, come si credeva fino ad allora. E se nel 1737 Giandomenico, nato nel 1727, non avrebbe potuto affiancare suo padre, nel 1757, a 30 anni, fu certamente in grado di realizzare quello che universalmente è considerato il capolavoro della sua vita.

In ordine:

  1. Johann Wolfgang von Goethe
  2. Antonio Fogazzaro
  3. Albert Camus
  4. Salvador Dalí
  5. Peggy Guggenheim