La Foresteria: tutt’ora abitata dalla famiglia, aveva la funzione di ospitare i “foresti”, cioè gli ospiti dei proprietari. Mantiene intatte le caratteristiche di una casa con oggetti, mobili, foto, appartenuti ai Conti Valmarana fin dal suo inizio, con la straordinaria unicità di avere tutte le stanze affrescate da Giandomenico Tiepolo e dal suo illustre padre Giambattista.
La Foresteria era in origine una barchessa, cioè un edificio rurale al servizio della Villa, acquistata nel 1669, da Giustino Valmarana. All’epoca, i sette archi dell’ingresso erano aperti su un ampio portico, in cui si affacciavano le stanze; furono in seguito chiusi e sostituiti da finestre che hanno dato vita al grande salone interno.
L’architettura è di Francesco Muttoni (1669-1747), importante studioso di Palladio. Questi edifici gli diedero la possibilità di proporre un nuovo linguaggio che reinterpretava, secondo il gusto del tempo e dopo l’esperienza barocca, le soluzioni palladiane.
Gli affreschi di Giandomenico Tiepolo (e una stanza di Giambattista)
La Sala delle Cineserie, le Scene Campestri, la Sala delle Passeggiate, la Sala del Carnevale, le Architetture e la Sala dei Putti sono il trionfo della mano innovativa di Giandomenico, che apre alla vita contemporanea nella Foresteria e inizia a diffondere nell’aria lo spirito illuminista del suo tempo.
“Goethe, durante il suo viaggio in Italia nel 1787 definì “sublime “ lo stile della Palazzina, e “naturale” lo stile legato alla vita agreste che vediamo in Foresteria, e qui, proprio nel momento in cui il giovane Giandomenico fa il suo capolavoro, Goethe sembra accordargli il più alto premio, dicendo che Tiepolo è migliore nel naturale che nel sublime, che è più bravo dove dipinge le scene di vita campestre, che sono in realtà quelle di Giandomenico. (Il figlio) è dunque riuscito a superare la sublime retorica del padre con esiti di pura poesia… .. la finzione teatrale diventa verità dell’esistenza, sia pure in una dimensione idilliaca, nelle scene di campagna dipinte da Giandomenico nella Foresteria”. (Vittorio Sgarbi “Dall’ombra alla luce” Da Caravaggio a Tiepolo. La nave di Teseo, 2016)
La Sala dell’Olimpo, fra la Sala delle Passeggiate e quella del Carnevale è interamente opera di Giambattista, e permette quindi di assaporare da vicino la differenza fra padre e figlio.
La storia degli strappi e degli stacchi durante la Guerra
Nel giugno del 1944 venne tenuta a Venezia una seduta, dove si stabilì di togliere dalla Foresteria e dalla Palazzina un certo numero di affreschi. Alcuni furono strappati; altri, cioè quelli che erano dipinti da una solo faccia della parete vennero invece staccati, disfacendo dalla parte opposta il muro e togliendo il dipinto con tutto lo spessore della malta. “Tutti gli affreschi, sia strappati che staccati, vennero portati al Palazzo Ducale di Venezia in ottimo stato.” (Relazione della sovrintendenza 1945)Questa decisione derivò dal bombardamento, effettuato dagli inglesi nel 26 marzo 1944. Il giorno dopo, il 27 marzo 1944, l’amministratore dei fratelli Valmarana scrive alla sovrintendenza: “Nella notte fra il 26 e 27 corrente verso le due durante un’incursione vari spezzoni incendiari sono caduti sul tetto della villa Valmarana a Vicenza – San Bastian. La parte ovest e centrale del tetto è completamente distrutta, l’impalcatura del primo piano, quello che porta inferiormente i soffitti affrescati è coperto di macerie ma resiste…. Le murature affrescate sono bagnate”. E il 29 marzo: “Sono addolorato di dovervi avvertire che stanotte è andato quasi totalmente the distrutto il soffitto del locale a nord-ovest (Enea) della villa Valmarana. Un focolaio di incendio che covava tra il grosso pavimento ed il soffitto ha provocato il disastro; la parte centrale del soffitto è ancora in posto ma annerita completamente..”Data l’entità dell’ultimo bombardamento, Giustino insistette affinché si procedesse con la massima sollecitudine allo stacco degli affreschi: in Palazzina nella sala di Enea che aveva già perduto il soffitto, e nella sala del Tasso; nella Foresteria, nella stanza dell’Olimpo e in quella dei Putti per le peggiori condizioni di stabilità del muro.
Gli stacchi vennero eseguiti dai professori Pedrocco e Pelliccioli, che vi lavorarono per circa un anno. Si calcola che siano stati effettuati circa 300 mq tra stacchi e strappi.
Per quanto riguarda la custodia degli strappi, la Soprintendenza dispose che “gli affreschi del Tiepolo che lo Stato ha con tanta fatica e tanto dispendio staccato”, come del resto tutte le opere d’arte del vicentino andassero a Venezia, ritenuta più sicura (e non nella Villa Valmarana di Lugo, come la famiglia chiedeva).
Tra il luglio 1944 e l’agosto 1945 Giustino Valmarana scriveva al sovrintendente a proposito della riconsegna, sollecitando nuovamente di riportare urgentemente a Vicenza tutti gli affreschi staccati, per rimetterli al loro posto. Nel ’46 gli affreschi tornarono nuovamente in Villa Valmarana da Palazzo Ducale. Tre anni furono necessari al prof. Pedrocco per terminare il lavoro di riattacco. Restauri successivi furono eseguiti nel 1962, 1988 e 1995.






